lunedì 11 aprile 2011

Racconto numero 30 - La freccia scoccata

Racconto numero 30
La freccia scoccata
(L'autore rimane anonimo per favorire l'imparzialità)


Elisa era una segretaria molto scrupolosa. Ogni sera, prima di lasciare l’ufficio, riponeva tutto il materiale nei cassetti della scrivania, quelli che poteva chiudere a chiave. Assicurarsi che tutti i rapporti redatti fossero sotto chiave. Il capo la pagava per quello.
La routine si ripeteva con tale meticolosa precisione che ormai erano gesti automatici i suoi, ma non si confondeva mai.
Anche quel venerdì seguì la solita procedura.
Non era sera, ma la sua settimana finiva in anticipo perché il principale aveva voluto premiarla, con un week-end in un agriturismo sul lago. Non era nulla di esotico o lussuoso, ma lei era felice di quel piccolo riconoscimento ed intendeva godersi la distrazione in tutta serenità.
Il lavoro non avrebbe abitato i suoi pensieri fino al lunedì mattina.
Non aveva un fidanzato, né alcuna relazione fissa, quindi partiva da sola, anche se era un pacchetto per due.
Non era però preoccupata di eventuale noia da solitudine, era convinta che avrebbe fatto qualche nuova amicizia in loco. Con tutte le attività praticabili in quel posto, avrebbe di certo conosciuto qualcuno di simpatico con cui trascorrere il sabato sera.
E magari andare a ballare.
Mise pochi cambi in un borsone e si mise al volante, in viaggio verso la località lacustre, con la musica di Vasco a farle compagnia e tanti sogni per farla sorridere.

La camera risultò molto carina e confortevole, con una meravigliosa stanza da bagno completa di doccia sauna e vasca idromassaggio.
“Magari invece che per ballare potrei trovarmi un uomo per una notte.” Pensò maliziosa.
Dato che era ancora pieno pomeriggio, decise di non sprecare neppure un minuto e si mise in tuta, comoda per una bella passeggiata nel bosco che circondava l’albergo e magari un po’ di corsa nei campi da pascolo che aveva intravisto all’arrivo.
Iniziò la sua esplorazione dal boschetto sul retro e si fermò poi ammirata ad osservare un lussureggiante prato verde alla fine degli alberi.
Un sibilo a poca distanza dall’albero a cui era appoggiata la fece trasalire.
– Scusa – le urlò contro una voce maschile. – Sono proprio un imbranato.
Elisa si perse in un paio di occhi blu ed un sorriso seducente.
– Ciao, sono io che sono sbadata, non avevo proprio notato il campo di tiro con l’arco. – Replicò con naturalezza.
– Io sono Francesco, trascorro spesso qui il fine settimana
– Piacere, Elisa. Sono appena arrivata.
Si sorrisero ancora, poi l’arciere si allontanò per riprendere a scoccare frecce.

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