domenica 10 aprile 2011

Racconto numero 26 - L’uomo del destino

Racconto numero 26
L’uomo del destino
(L'autore rimane anonimo per favorire l'imparzialità)

Lucille aprì la lettera con mani tremanti. Sapeva già cosa aspettarsi, eppure ogni volta la paura l’assaliva in maniera diversa. Quella sera le attanagliò la gola, arrampicandosi su per il collo fino a farle tremare le labbra di terrore, quando vergate su un’anonima carta giallo ocra lesse le parole che ormai conosceva a memoria.

“Dì le tue ultime preghiere… Schifosa sgualdrina!”

La a finale terminava con uno svolazzo, come se l’autore – o meglio l’autrice, si corresse mentalmente Lucille, mordendosi forte le labbra – volesse in qualche modo smentire la freddezza della grafia, precisa e uniforme. Sobbalzò quando sentì un paio di colpi secchi alla porta, e istintivamente portò le braccia al petto. Nemmeno la voce rassicurante di Constance, la governante, servì a placare la galoppata frenetica e rumorosa del suo cuore.
– Lady Renaud, la sua camomilla! –
Mentre l’anziana donna posava il vassoio sul comodino, Lucille pensò che non si sarebbe mai abituata a tutte quelle attenzioni. Così come non si sarebbe mai abituata a sentirsi chiamare “Lady”. Per tutta la vita avrebbe continuato a guardarsi intorno stupita, prima di arrossire come una ragazzina ricordando che ormai quel titolo le spettava di diritto.
Quando aveva deciso di sposare Bernard, era stata felice di vedere l’orgoglio negli occhi di suo padre al pensiero del lustro che il titolo di Lady avrebbe dato alla casata dei Dumont, ricchi borghesi di provincia. Non aveva certo pensato che a Parigi tutti l’avrebbero guardata con disprezzo, considerandola una miserabile parvenue, ma soprattutto non aveva pensato che Bernard le aveva chiesto di sposarlo mentre era già formalmente impegnato con un’altra.
Lucille chiuse gli occhi nel vano tentativo di trattenere le lacrime, ma non poté impedire che due rivoli sottili attraversassero le guance bollenti, finendo sulla seta del cuscino.

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