domenica 10 aprile 2011

Racconto numero 20 - Era una notte buia e tempestosa

Racconto numero 20
Era una notte buia e tempestosa
(L'autore rimane anonimo per favorire l'imparzialità)

Era una notte buia e tempestosa…
Era una notte...
E poi? No, non funziona, non va. Eppure questo è un inizio classico per un racconto thriller/noir. Gli ingredienti ci sono tutti: la notte, il buio, la tempesta. Però non mi viene più niente. Giro e rigiro le parole nella mia mente, ma la notte è sempre più buia, senza via d'uscita. Devo assolutamente scrivere questo racconto, mi sono impegnata con l'editore, mi ha dato anche un anticipo, che tra l'altro ho già speso. Entro domattina alle nove il mio racconto deve essere nella sua casella di posta elettronica, pronto per essere pubblicato sulla rivista on-line “Thriller on the rocks”. Certo che un nome più cretino non lo poteva mica trovare: che vorrà dire poi? Mah. Comunque lui mi paga e io scrivo. Allora, dove ero arrivata? Era una notte... Ecco, ero ancora qui. Ma cosa può mai succedere in una notte buia e tempestosa che non sia già stato raccontato? Oramai si è scritto di tutto, si è immaginata qualsiasi situazione. Difficile inventare qualcosa di originale. Soprattutto se rimango in questo appartamento caldo, afoso e brutto. Sì, perchè il monolocale dove abito l'unica cosa che potrebbe ispirare è “I Miserabili” di Victor Hugo. Sempre che uno non si affacci alla finestra, altrimenti potrebbe riscrivere “Il muro”, o anche “La nausea” di Sartre. Ma lasciamo stare, devo concentrarmi. Certo che questo incipit non mi porta proprio a nulla, magari potrei introdurre un altro elemento. Uno sconosciuto che bussa alla porta. Bello, questo è bello, fa proprio paura. Intanto vado a chiudere la finestra perchè si è alzato il vento e le imposte sbattono. Poi se si rompono i vetri chi li ripaga al padrone di casa? Non io, al momento non ho nemmeno i soldi per l'affitto. E' essenziale che finisca questo racconto. Alla finestra sento che l'aria che si è fatta umida, e odora di pioggia. Sta arrivando un temporale. Che bella cosa, magari con il fresco il cervello lavora meglio. Arriverà tra poco, è meglio chiudere bene. Ci sono acquazzoni che se gli lasci uno spiraglio ti allagano la casa, poi chi lo sente quello del piano di sotto. Come quella volta che .. ma lasciamo stare. Devo ritornare al racconto. Mi risiedo davanti al computer. Questa frase ormai mi si è tatuata nella retina. Forse dovrei cambiare storia. Cerco di pensare ad un'altra strada, ma l'unica che mi viene in mente è quella adiacente a casa mia, che per lavori in corso hanno chiuso e sono stata costretta a parcheggiare ad un isolato di distanza. A pagamento. Io naturalmente non ho mica pagato, spero domattina di non trovarmi i ceppi attaccati alle ruote. Problemi, sempre problemi, ma come fa una povera disgraziata a scrivere con tutti questi problemi per la testa. Dunque, è meglio che la smetto di pensare a strade in generale. Avevo introdotto un elemento: uno straniero che bussa alla porta. Intanto fuori sembra scatenarsi l'inferno. Un tuono più forte degli altri fa tremare i vetri, seguito da uno scroscio d'acqua improvviso e violento.

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