domenica 10 aprile 2011

Racconto numero 24 - Evanescenze

Racconto numero 24
Evanescenze
(L'autore rimane anonimo per favorire l'imparzialità)

Le luci si abbassavano conferendo all'asfalto un alone perlaceo, i rumori erano rantolii di una notte da poco iniziata e non consumata. Motori scalpitanti su liscia seta di catrame, notte di incontri e di alcol, consumata al tavolo sporco di qualche bistrot. Parigi esplodeva di colori e sguardi bassi, lingue sconosciute e odori speziati. Qualcuno rallentava accanto ai viali, qualcuno correva di più, due gambe danzavano. Veloci, scattanti, fasciate da denim scuro a sfiorare fianchi sottili, un'armonia rinnovata ad ogni passo.
Tra ombre disegnate da palazzi alti e colmi di insegne, occhi scuri seguono, rincorrono chi non vuole farsi seguire, attendono.
Uno scatolone cade a terra sul ciglio della strada, fascicoli e libri esplodono rovinandosi, le gambe si flettono, un ondeggiare attento fino all'asfalto. Rannicchiata a terra, cercando di recuperare ogni cosa, una ragazza dal volto banale, due occhi chiari sono imprigionati da occhiali con la montatura scura.
Altri occhi sfuggono all'ombra che li avviluppa.
“Dovresti stare attenta agli scalini niña, ma sei fortunata, ti aiutiamo noi.”
L'uomo dal forte accento avanza veloce verso la ragazza, dietro di lui, come segugi affamati, sciacalli di un'esistenza putrida, due ragazzi dal volto macchiato e barbuto.
Movimenti si impongono su fogli e mani, sorrisi storti di denti gialli e rotti. La ragazza non risponde, ha fretta, cerca di riprendere tutto con sé.
“Ti portiamo a casa, tu e il tuo bello scatolone, e potrai ringraziarci.”
Mani sudate le afferrano le braccia, lei non si ribella, cede, chiude gli occhi, ai piedi fogli intrisi di fango. Le gambe cedevoli si lasciano condurre, non danzano più, marciano, noncuranti della loro bellezza si spezzano in movimenti nervosi.
L'uomo fa cenno agli altri due, l'ombra avvolge di velluto ogni figura in una stradina silenziosa. Un lampione gracchia ad intermittenza come un cuore che pulsa, ritmico cela e rivela. Occhi viaggiano tra mattoni scorticati e bidoni colmi. Passi.
“Non dovreste condurre le signore in posti così maleodoranti, non è da gentiluomini.”

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