domenica 10 aprile 2011

Racconto numero 21 - Amélie


Racconto numero 21
Amélie
(L'autore rimane anonimo per favorire l'imparzialità)

Oh , Amélie.
Dolce, cara, splendida Amélie.
Ti guardo, ti ammiro, mentre giaci sul mio letto, sulle coperte rosse, rosse come il peccato, rosse come la passione che ci ha appena consumato; mi perdo nel tuo sguardo fisso nel mio mentre accarezzo la tua pelle delicata e pallida, così diafana che pare di porcellana, così finemente lavorata eppure così fragile.
Dolce, cara, splendida Amélie.
Il mio amore. Accarezzo le tue labbra socchiuse con le mie, senza chiudere gli occhi per paura di perderti, prima di ritrarmi e ammirarti ancora. Prima di immaginarmi le nuvole scorrere nel loro azzurro, e nel maelstrom che quel vortice blu circonda, una lunga discesa fino ai recessi più intimi di te. E non posso fare a meno di chiedermi se, anche adesso, anche ora che giaci qui con me, ti ricordi ancora del tuo passato. Ti ricordi Simonette? Me ne parlasti tu, non più di qualche ora fa. Simonette, la tua cara amica fin dall’infanzia. La ragazzina dai capelli rossi, vivace, con cui ti lanciavi in mille folli avventure tra foreste e castelli, tra principi e streghe, e il tutto nel sicuro tepore dei vostri appartamenti, rinchiudendo quei mondi fatati nella vostra fervida mente di bambine. Lei, con cui fin da piccola hai condiviso il tuo stesso sangue in un patto infantile, con quel suo piccolo coltellino che si portava sempre appresso, da brava esploratrice. Lei, che condivideva con te ogni segreto, e a cui tu confidavi i tuoi, dai più semplici pettegolezzi, che lei sussurrava alla stregua di importanti segreti capaci di scuotere le fondamenta dell’universo stesso, ai primi amori. Chissà se, già a quell’epoca, quando lei ti guardava con quegli occhi un po’ stralunati, quel lieve sorriso timido, chissà se nei suoi silenzi quando le raccontavi di Mathieu che ti voleva tra le braccia, o di Jean, che ti ha strappato il primo bacio in un bagno del vostro liceo, ti accorgevi di quello che sarebbe successo.
Povera Amélie. Non lo saprò mai. Ma conosco il tuo dolore: ricordo le tue parole cupe e dette a mezza voce, ancora sconvolta dopo tanti anni, che narravano di come lei confidò a te il suo più grande segreto, quando, sedute sulla riva del lago, ti disse che lei non voleva un principe azzurro, ma solo una principessa dagli occhi blu.

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