domenica 10 aprile 2011

Racconto numero 25 - SHH

Racconto numero 25
SHH
(L'autore rimane anonimo per favorire l'imparzialità)

Ce ne fosse stato uno con un filo di pancetta o con le guance pienotte. O magari con una camicia di colore diverso dal bianco o che fosse fuori dai calzoni. Ma c’era un altro elemento che accomunava i quattro corpi a terra, in disordine sparso, chi a faccia in giù, chi in su: erano morti ammazzati. Di più: crivellati di colpi d’arma da fuoco. Chi gli aveva sparato voleva la certezza di non vederli mai più girare fra i tavoli di un ristorante, distribuendo involtini primavera o wanton o una delle altre mille ricette esotiche. Potevi non sapere dove ti trovavi – anzi, non aveva alcuna importanza : avresti detto a colpo sicuro che si trattava di camerieri cinesi. Freddati all’orario di chiusura, nell’unico locale del ristorante ‘Fiume Giallo’. Uno dei tanti di una Prato che si sarebbe potuta dire di lingua cinese, non fosse che il popolo Han è di poche parole e di molto più eloquenti silenzi. Non era mai successo, nella tranquilla città toscana: un conto è desiderare di vederle sparire, quelle formiche gialle; altro è premere il grilletto della propria esasperazione. A dire il vero, i più sfegatati sostenitori della cacciata violenta dell’invasore dagli occhi a mandorla erano i primi a condannare quella strage, a giurare che mai si sarebbero potuti spingere a tanto. Anche perché temevano l’esplosione di violenza che poteva seguirne. Ma allora…? Avvertimento della mafia cinese? Avvertimento ALLA mafia cinese? Guerra per bande? Il mistero, la paura dell’ignoto acceleravano la frequenza cardiaca della città.
Il commissario Macinotti, strappato ai suoi sogni come un’erbaccia da un prato all’inglese, più che analizzare la scena del delitto scattava con gli occhi una serie infinita di istantanee, da rivedere con calma in ufficio. Smaltito che avesse il sonno.
- Capo, e questa…? - strillò arzillo l’agente Barone: dormiva poco, lui, perché la prima parte della notte la dedicava a monitorare i siti porno-pedofili. Diceva lui.
Macinotti fotografò senza enfasi una grossa sigla, lasciata sul muro vicino all’ingresso da uno spray nero: SHH. Nessuno aveva visto né sentito niente. Il proprietario (almeno ufficiale) del ‘Fiume Giallo’ se n’era già andato a casa, come aveva annotato con falsa noncuranza il Commissario. Subito rintracciato e convocato, per lo meno aveva confermato che la misteriosa sigla non era mai stata presente sui muri del suo ristorante.

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