domenica 10 aprile 2011

Racconto numero 27 - Gli occhi del soldato

Racconto numero 27
Gli occhi del soldato
(L'autore rimane anonimo per favorire l'imparzialità)

Questa è una storia che non dovrebbe essere raccontata. Non ha senso farlo, servirebbe solo a generare tremendi dubbi e spaventosi interrogativi. Ripensare agli eventi di quella notte mi riempie di angoscia. Ho sempre evitato di parlarne per non trasmettere ad altri il mio tormento. Ci ho provato a volte ma la paura e l’imbarazzo hanno sempre vinto, fino ad oggi.
Questa storia non mi ha mai abbandonato, è sempre con me, nascosta tra le dimore della mente, sopita ma sempre presente, incastonata nei ricordi di quel cammino beffardo chiamato esistenza, che volente o nolente ho dovuto compiere, guidato da uno spirito malvagio talmente crudele da fornirmi l’esperienza e la saggezza per percorrerlo quando ormai non mi restano che pochi passi per arrivare alla meta.
E una storia che in questi lunghi anni ho tenuto accanto, convivendoci come si farebbe con un vicino scomodo da cui non ci si può allontanare.
Adesso però che le forze cominciano ad abbandonarmi e passo il tempo che mi resta ad implorarne altro, ora che la malattia sta per vincermi è giunto il momento di aprire lo scrigno e lasciar venir fuori questa pena che ancora oggi mi terrorizza.
Questa è la storia di un momento, di un attimo che ha cambiato la mia essenza, il mio mondo, il mio stesso modo di percepire la realtà, condannandomi a solcare le stagioni caricato di un orrore indicibile di cui, ora, devo liberarmi.
La nebbia è scesa anche stanotte, fuori le strade sono ormai deserte, libere da quei mostri di lamiera costruiti per spostare vite. Dalla finestra del mio studio che si affaccia sul cielo aperto non riesco ad intravedere nemmeno una stella. Se ne vedevano a milioni quella notte del 1984 quando accadde l’inenarrabile.
Comiso, un paese qualunque sperduto nell’entroterra siciliano. Un municipio, alcune chiese, e case di calce bianca schiarita dal sole che picchia inesorabile nove mesi all’anno. In quel tempo vi si trovava la più importante base missilistica americana del mediterraneo, le oltre centotrenta testate presenti erano diventate operative qualche mese prima e ciò aveva comportato l’invio di decine e decine di nuovi avieri per assicurare la sorveglianza agli oltre sette chilometri di perimetro della struttura.

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