martedì 29 marzo 2011

Racconto numero 14 - L'innominato

Racconto numero 14
L'innominato
                                                          (L'autore rimane anonimo per favorire l'imparzialità)

L’Innominato si asciugò il sudore dalla fronte lucida. Ricordava di aver avuto un incubo, ma non riusciva a ricordare cosa riguardasse, anche se l’atmosfera del suo incubo continuava a pervadere l’aria della stanza.
Al di là della porta-finestra della camera del Jolly Hotel, poteva vedere il lungo viale alberato che correva parallelo alla sponda del lago, con le acque tortuose che si muovevano stuzzicate dal vento.
Amava la piccola città di Lecco, le sue vecchie case ben curate, i numerosi caffè e gli eleganti negozi sistemati nel cuore della città. Amava quel luogo circondato da montagne divise da numerose valli ricche di boschi, alternati da rocce imponenti e da pittoreschi paesi affacciati sull’acqua. Anche se la modernità, o la scelleratezza degli uomini avevano deturpato in gran parte il paesaggio, l’amore per questa piccola città era rimasto immutato.
Ogni tanto ci tornava. Quando aveva bisogno di pensare. Ogni volta che aveva portato a termine un lavoro, un “contratto”, come lo chiamava lui.
“Un’altra notte è passata, un’altra notte” pensò amareggiato.
Da mesi, dopo avere portato a termine un “contratto”, la sua mente ribolliva di pensieri strani, pensieri che un tempo non si sarebbe mai sognato di fare.
Si sedette sul grande letto, guardando il tavolino poco lontano, su cui erano posati due bicchieri e una bottiglia di vino mezza vuota. Allungò la mano verso la bottiglia, ma si trattenne dal versarne il contenuto in uno dei bicchieri. Guardò l’orologio posto al fianco della bottiglia; erano le cinque di mattina.
Si voltò poi verso Giada, la ragazza che gli giaceva accanto. La giovane donna teneva la testa appoggiata al braccio sinistro, usato come cuscino, e le gambe piegate ad angolo. Dalle labbra appena socchiuse, il suo respiro usciva leggero, durante un sonno soddisfatto, dopo un incontro che era stato qualcosa più di semplice sesso.
Ne osservò il respiro regolare, i seni sodi che si sollevavano e si abbassavano sensualmente, la linea della schiena nuda, come i fianchi ben modellati.
Lei era molto più giovane di lui, era una sua apprendista, e lui era il suo insegnante, un insegnante di morte.

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