martedì 22 marzo 2011

Racconto 9 - Dove il piacere si placa solo quando ha fame

Racconto numero 9
Dove il piacere si placa solo quando ha fame
                                                     (L'autore rimane anonimo per favorire l'imparzialità)


Giovedì, 16 marzo 2002
Ho bisogno davvero di fumarmi una sigaretta, ora. Era da tanto che non mi succedeva qualcosa di analogo. Da quando ho lasciato Padova per l’esattezza. Un anno non è affatto poco. Forse era semplicemente tornato il momento giusto per rifarlo. Qui. Forse il bisogno che avevo di lasciarmi trascinare dall’impetuosità degli eventi era tale da perdermi nel gusto della precarietà. Attenzione, precarietà del piacere intendo, non di altro. Sapere di poter avere una donna e tuttavia essere coscienti di poter rischiare di perderla fa venire un gran cerchio alla testa. Il desiderio e la consapevolezza di poterlo appagare, questo desiderio, entrano in un vortice magnetico spinto da un’adrenalina fortissima. E ciò che ne consegue sono una lunga serie di sensazioni dominate da vertigini e forte battito cardiaco, frutto della contraddizione di voler avere ciò che si desidera, pur sapendo che ci stancherà un istante dopo averlo avuto.
Mi inebrio di questa sensazione fortissima e lascio che si approfitti di me e mi conquisti completamente, fino a decidere di prolungarne il brivido. Per l’eternità.
La prima volta mi è capitato con Alice. Non c’è stato niente che io abbia fatto davvero premeditatamente. Ogni azione compiuta dopo averla avuta è stata l’inevitabile conseguenza di quel vortice di brividi adrenalinici. La pelle di Alice l’ho forse dissacrata, ma sicuramente amata. L’ho toccata a lungo, dopo averle tolto il respiro (prima e dopo l’atto). Al di là del suo collo arrossato, la sua pelle è rimasta immacolata per ore, fino a che non mi sono davvero reso conto di averla persa. Mi rendevo conto che non sarei più potuto tornare indietro. Non avrei più ricevuto i suoi sguardi ipnotici su di me e la voglia di lei non era stata totalmente appagata. Fu così che, per la prima volta, mi balenò nella mente l’idea di trovare il modo di non perderla davvero. Di non perderla più. Saziandomi di lei, nell’unica maniera possibile che mi era rimasta.
Anche Camilla ha avuto quello stesso effetto su di me. La sua pelle chiara e le sue lunghe ciocche bionde apparivano così innocenti che la voglia di dissacrarle era a malapena contenibile.
E’ stata lei a cercarmi. Più e più volte, fino a voler entrare nella tana del lupo.

1 commento: