martedì 15 marzo 2011

Racconto n. 5 - CONFRONTO ALL'AMERICANA

Racconto numero 5
Confronto all’americana
(L'autore rimane anonimo per favorire l'imparzialità)

Il commissario Giulesi stentava a comprendere lo sfondo sul quale la vicenda si innestava.
La storia di Virna, Viviana e Vico. Sfociata in un omicidio che aveva avuto enorme risonanza nella cronaca nazionale e che aveva scatenato l’attenzione morbosa di giornalisti, opinionisti, lettori e telespettatori.
Questi in sintesi erano i fatti.
Vico era stato trovato – a seguito di una telefonata anonima – nel suo appartamento, su un enorme letto matrimoniale macchiato di sangue, con un coltello conficcato nel cuore.
Aveva gli occhi sbarrati, come a chiedere: «Perché mi avete fatto questo?»
Virna e Viviana, le conviventi, si accusavano a vicenda.
«Maledetta, perché l’hai fatto?» urlava l’una.
«Il tuo tentativo di incolpare me è ignobile. Sai benissimo di essere tu l’assassina!» rispondeva l’altra.
«Vigliacca, io sono innocente» ribadivano entrambe.
E poi seguivano reciproci insulti: irripetibili, in un climax d’inaudita violenza verbale.
La polvere di alluminio, carbone e sostanza fluorescente  aveva immediatamente rilevato, sull’arma del delitto, le impronte digitali dei tre amanti. Non era una prova sufficiente per incriminare né l’una né l’altra. Era un coltello da cucina e quindi era normale che recasse le tracce di tutti i conviventi nell’appartamento.

Quello che si era snodato tra i tre era un rapporto difficile da contestualizzare per un tradizionalista come il commissario.
Il loro incontro trilaterale sembrava partire da un punto e arrivare a un altro.
Una storia, insomma, che sgorgava da un vertice, rimbalzando al secondo e al terzo. Di rimando.
Emerse chiaramente dal primo confronto all’americana disposto nell’ambito delle indagini.

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